Delle laudi della Musica – 11

IH11 - libro primo - capitolo secondo

Il contrario leggemo, che furno in gran pregio appresso gli antichi Lino, et Orfeo, amendue figliuoli delli Dei: percioche col loro soaue canto (come si dice) non solamente addolciuano gli animi humani: ma le fiere, et gli vcelli ancora; et quello, che è più marauiglioso da dire, moueano le pietre da i propij luoghi, et a i fiumi riteneuano il corso.

Et questo istesso il Dotto Horatio attribuisce ad Anfione dicendo.

Dictus et Amphion Thebanae conditor arcis
Saxa mouere sono testudinis, et prece blanda
Ducere quo vellet;

Da i quali per auentura imparorno li Pithagorici, che con musici suoni inteneriuano gli animi feroci; et Asclepiade medesimamente, che molte volte per questa via racchetò la discordia nata nel popolo, et col suono della Tromba restituì l’vdito a i sordi.

Parimente Damone Pithagorico ridusse col canto a temperata et honesta vita alcuni gioueni dediti al vino et alla lussuria.

Et però ben dissero coloro, che affermauano la Musica esser vna certa legge et regola di modestia.

Et dico che Theophrasto ritrouò alcuni Modi musicali da racchetare gli spiriti perturbati.

Però meritamente, et sapientemente Diogene Cinico beffaua li Musici de suoi tempi, li quali hauendo le chorde delle loro cetere concordi, haueano l’ animo incomposto et discorde, essendo abbandonato dall’harmonia de costumi.

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