Sabato 18 giugno, tardi

Siamo saliti sulle colline – lo chiamano Roero, ma era il Monferrato di Raimbaut. Ci siamo, dopo questi giorni di pianura al sole e asfalto, passare oggi sotto i boschi su sentieri è stato un toccasana. Tanta strada, ma scorre rapida e leggera così.

Mattia, ragazzo serio e capace che ha organizzato a Bra che ci accompagna a piedi fino alla tappa successiva, 18 km dopo.

Aldo, il ristoratore della Antica Torre di Montaldo Roero, la tappa di oggi, e il suo aiutante futuro ingegnere, che ci offrono il pranzo e non vogliono essere pagati, anzi, facciamo una foto col trovatore.

E il sindaco Fulvio, attento e generoso, e Claudia, organizzatrice.

E il signor Nereo, ‘ah, veronesi tuti mati’ e mi racconta del suo amico ingegnere veronese e la canoa e forse ora ha l’Alzheimer.

I signori del b&b che ci ospitano, posto bello con vista strepitosa.

E poi il concerto in un cimitero dismesso, quasi al buio, con un’attenzione che non mi capacito di come si mantenga, le domande, la signora che fatica a camminare che si fa portare a sedersi in prima fila e si gode ogni canto.

Il clarinettista che suona in una tribute band che ci offre la carne tagliata, cruda, e insalata russa e salame locale e un bicchiere di Nebbiolo.

E il signore che arriva tardi ma mi chiede di mostrargli l’arpa, e mi racconta di quand’era giovane e a Montaldo avevano una band con parrucche di stoppia e chitarre elettriche fatte col traforo, a fingere di suonare i Black Sabbath.

E il signor Nereo che mi dice commosso che con la mia passione sono riuscito a far rivivere Raimbaut rendendolo reale.

Se fare il trovatore significa questo, ci faccio la firma.

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