Dell’vtile che si ha della Musica, et dello studio che vi douemo porre, et in qual modo vsarla – 1.4.7

IH - libro primo - capitolo quarto - 7

Et a far ciò si mossero con ragione, che chiaramente si può vedere, che coloro i quali nella giouentù, lassati li studij delle cose di maggiore importanza, si sono dati solamente a conuersare co gl’Istrioni, et co parasiti, stando sempre nelle schuole di giuochi, di balli, et di salti, sonando la Lira et il Leuto, et cantando canzoni meno che honeste, sono molli, effeminati, et senza alcuno buon costume. Impero che la Musica in tal modo vsata, rende gli animi de giouani mal composti, come bene lo dimostrò Ouidio dicendo;

Eneruant animos citharae, cantusque lyraeque,
Et vox, et numeris brachia mota suis.

Ne di altro sanno ragionare che di tali cose; ne altro che dishoneste parole dalla loro sporca bocca si sentono vscire.

Per il contrario poi, sono alcuni, li quali per tale studio no solo molli et effeminati: ma importuni, dispiaceuoli, superbi, pertinaci, et inhumani diuentano; di modo che vedendosi ad vn certo termine arriuati, stimandosi sopra d’ogn’altro eccellenti, si gloriano, si essaltano, si lodano, et vituperando gli altri, per parere essi pieni di sapienza et di giudicio, stanno con la maggior riputatione et superbia del mondo: ne mai se non con grande istantia di prieghi, et con laudi molto maggiori che a loro non conuengono, si possono ridurre a mostrare vn poco del loro sapere. Per la qual cosa di tutti questi Tigelij si verifica il detto di Horatio, il quale dice;

Omnibus hoc vitium est cantoribus, inter amicos,
Vt nunquàm inducant animum cantare rogati,
Iniussi nunquàm desistant.

A tali faceua dibisogno, che li lor padri più presto hauessero fatto insegnare qualch’altro mestiero, quantunque vile, che forse non sarebbeno caduti in tali errori, et harebbeno acquistate megliori creanze.

There is one comment on Dell’vtile che si ha della Musica, et dello studio che vi douemo porre, et in qual modo vsarla – 1.4.7

  • @blog va ben, Zarlino, allora dillo che volevi che facessimo gli assicuratori.
    Io però non mi sento importuno, dispiaceuole, superbo, pertinace, et inhumano. Oddio, magari lo sono e non me ne accorgo.

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